Call for papers: Georgescu-Roegen, Marx e le sfide dell’ecologia politica.

Call for  papers: Georgescu-Roegen, Marx e le sfide dell’ecologia politica. A cinquant’anni dalla pubblicazione de “La legge di entropia e il processo economico”(1971-2021)

Invio abstracts: 31 marzo 2022

Invio dell’articolo completo: 30 giugno 2022

 

Quando nel 1971 Georgescu-Roegen pubblica The Entropy Law and the Economic Process il progetto di un approccio all’economia alternativo a quello neoclassico era già ben delineato. Esso andrà precisandosi nei due decenni successivi con la formazione della sua “teoria bioeconomica”. Come Marx, dunque, Georgescu-Roegen tenta di gettare le basi per una scienza economica alternativa a quella borghese, una scienza economica che avrebbe dovuto “chiudere il cerchio” riconnettendo economia e natura. Georgescu-Roegen e Marx hanno dunque in comune l’essere stati entrambi, a loro modo e con diverse fortune, dei fondatori.

A cinquant’anni dalla pubblicazione dell’opus magnum di Georgescu-Roegen, questo special issue di Culture of Sustanability intende riprendere le sfide proposte da questi due grandi autori.  Ha senso oggi pensare ad una rifondazione dell’economia politica? Assumere i tratti essenziali della lezione marxiana, ma inserendo l’economia all’interno della biosfera, come pensava Georgescu-Roegen, è questo il compito dell’ecologia politica?

Dopo le contraddizioni e i fallimenti della crescita verde, dello sviluppo sostenibile, per non parlare delle operazioni di green washing che si nascondono dietro gli slogan dell’economia circolare – ricette di cui Georgescu-Roegen denunciò la fallacia già nei primi anni Novanta – è tempo per una valutazione serena del valore e dell’attualità del pensiero di un autore lodato quanto misconosciuto, delle sue potenzialità e dei suoi limiti, nello sfondo oggi più ampio dell’ecologia politica.

Alcune questioni fondamentali appaiono infatti ancora irrisolte sia dal punto di vista della teoria economica sia della teoria sociale.

È sufficiente pensare a Georgescu-Roegen come a uno dei precursori dell’allora nascente economia ambientale o dell’economia ecologica? O piuttosto Georgescu-Roegen intendeva farsi promotore di una “nuova economia” che poggiasse non solo su un fondamento epistemologico diverso dal meccanicismo della scienza economica neoclassica ma anche su una diversa concezione dell’homo oeconomicus? Che dire, nella prospettiva bioeconomica, dei Sustainable Development Goals delle politiche ambientali europee, della Circular Economy o della decrescita?

Inoltre, il confronto tra Georgescu-Roegen e Marx ripropone il problema di una teoria del valore. Marx aveva probabilmente una visione oggettiva e sostanzialista del valore fondata sull’idea che la quantità di lavoro cristallizzato nella produzione di una merce fosse sufficiente a determinarne il valore in potenza. Era tuttavia anche consapevole che il valore era lavoro attualizzato il cui “prezzo” dipendeva però da ambienti sociali e naturali ampi e incerti. Le trasformazioni ambientali così come la capacità del lavoro umano di trasformarsi in molteplici stati, fasi e forme, costituivano il contesto relazionale e socializzato di manifestazione del valore nella forma del salario, dell’interesse e della rendita. La teoria marxiana si presenta quindi come più complessa di quanto non sia stato rilevato da numerosi commentatori, in qualche modo vicina ma non completamente aderente a una visione “complessa” dove il valore è la proprietà “emergente” derivante dalla combinazione di lavoro, capitale e natura, come riteneva Georgescu-Roegen. Ma, nella prospettiva marxiana, il capitale , in quanto “valore che si auto valorizza,” si appropria dell’intero valore generato dal processo di produzione. Proprio tale dinamica di reificazione e trasformazione del valore in capitale ci rende consapevoli che dietro questo processo “emergente” si cela il rischio di perpetuare il monopolio della visione soggettivista (neoclassica e marginalista) fondata sull’idea che il valore di una merce sia dettato dalla sua utilità, cioè dalla desiderabilità e quindi in definitiva dalle preferenze che il consumatore esprime mediante pratiche di negoziazione del prezzo. E poi ancora: la scoperta di Marx relativa all’aspetto astratto o universale della materialità del lavoro umano – il suo aspetto entropico – è riducibile al suo contenuto energetico, come ritengono alcuni economisti ecologici? Oppure dobbiamo ormai pensare nei termini di una pluralità di valori (tra loro incommensurabili) come sembra insegnarci l’ecologia politica?